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Il settore assicurativo deve lavorare sulla resilienza climatica

Il settore assicurativo deve cominciare a fare i conti con la quantità crescente di eventi meteorologici avversi e soprattutto con le conseguenze che questi provocano sul comparto. 

Secondo il World Property and Casualty Insurance Report, pubblicato da Capgemini ed Efma, le perdite economiche causate dal cambiamento climatico sono aumentate a livello globale del 250% negli ultimi trent’anni. L’incremento delle perdite assicurate è stato di ben 3,6 volte, mentre l’aumento di quelle non assicurate si ferma a 2 volte. Non stupisce che oggi il 73% degli assicurati consideri il cambiamento climatico una delle principali fonti di preoccupazione. Un sentiment condiviso dalle compagnie, che temono soprattutto per l’assicurabilità di questi rischi (74%), per la pressione sulla profittabilità (72%) e per le spese di adeguamento normativo (54%). 

La strada da fare è purtroppo ancora molta: ad oggi secondo la ricerca solo l’8% delle compagnie può essere considerata “front runner” o “resilience champion”, ovvero in possesso di una governance solida, avanzate capacità di analisi dei dati, una forte attenzione alla prevenzione dei rischi e in grado di promuovere la resilienza attraverso strategie di underwriting e investimento.  

Per passare dalle parole ai fatti, l’industria assicurativa deve rivedere i propri modelli di business e sviluppare un “framework di resilienza climatica”. Come? Ripensando gli attuali modelli di valutazione del rischio, sfruttando meglio i dati a disposizione, implementando la prevenzione del rischio su larga scala,  promuovendo strategie di investimento e di underwriting sostenibili e andando oltre le semplici attività di esclusione e disinvestimento, per poter così creare un ecosistema di resilienza.

Secondo il report, le compagnie indicate come “resilience champion” sono identificabili secondo alcuni elementi ben distinti: l’82% ha nominato un chief sustainability officer o figura equivalente; quasi il 77% ha integrato dati sul rischio climatico nei propri prodotti e servizi; circa il 60% è in una fase avanzata di implementazione di modelli di pricing basati sul machine learning e circa il 53% sta utilizzando nuove fonti di dati sui rischi, tra cui dati satellitari, sensori remoti, stazioni meteorologiche, geo-dati, dati provenienti dai social media, modelli Esg e livelli delle acque per offrire informazioni più accurate, granulari e in tempo reale.

Come diventare un “resilience champion”? Il report indica tre azioni chiave necessarie per alimentare i percorsi di resilienza climatica all’interno delle compagnie. In primo luogo, le compagnie devono incorporare la resilienza climatica nella propria strategia di sostenibilità aziendale, assegnando ai dirigenti senior azioni strategiche per assicurarne ownership e accountability. In secondo luogo, devono ridefinire il loro approccio di innovazione per colmare il divario tra gli obiettivi a lungo termine e la pianificazione a breve termine, integrando la resilienza nella loro catena del valore. Infine, devono ridisegnare la strategia focalizzandosi su innovazione di prodotto, customer experience e corporate citizenship, attraverso l’integrazione di tecnologie come internet of things, cloud, intelligenza artificiale, machine learning e quantum computing.